FATTI & MISFATTI: La sinistra e il voltafaccia sui referendum

ilpopolodellalibertā

La sinistra italiana, storicamente, è abituata ai voltafaccia, ai famosi "contrordine compagni" di guareschiana memoria per cui il bianco improvvisamente diventa nero e viceversa, come se nulla fosse. Questi referendum non fanno eccezione, e le contraddizioni del Pd - passato dalla fase del finto "siamo tutti liberali" al massimalismo più sfrenato - confermano la tradizione: ogni posizione è strumentale e può essere disinvoltamente modificata a seconda delle contingenze politiche.

Prendiamo il quesito sul nucleare: il governo ha già disposto - nel decreto omnibus - uno stop al programma di ritorno all’energia atomica dopo il disastro nella centrale giapponese di Fukushima, in linea peraltro con l’orientamento di tutta l’Unione europea, e il Pd ha scelto di cavalcare in modo spregiudicato l’onda emotiva stravolgendo così una linea che non era mai stata pregiudizialmente contraria, se si esclude la corrente più vicina agli ambientalisti.

Ma il vero voltafaccia c’è stato sui due referendum che riguardano la concessione anche a privati dei servizi di distribuzione dell’acqua. Basti pensare che il disegno di legge "di riordino dei servizi pubblici locali", tra i quali l’acqua potabile, fu presentato proprio dal governo dell’Unione il 7 luglio 2006, nei primi mesi della scorsa legislatura, e recava le seguenti firme: Romano Prodi, Linda Lanzillotta, Pier Luigi Bersani, Giuliano Amato, Antonio Di Pietro, Emma Bonino. 

Non ci sono solo gli atti parlamentari a confermarlo, ma anche diversi video su internet nei quali Bersani fino a poco tempo fa si opponeva ai referendum comunali sulla gestione dell’acqua ai privati dicendo l’esatto contrario di quanto sostiene ora. Un esempio: parlando a Carpi il 18 settembre del 2008, Bersani disse testualmente:... "Poi subentra il tema della gestione. Come faccio a fare in modo che si perda meno acqua, che si depuri bene, che si facciano investimenti sensati? Devo chiamare uno che è capace di fare quel mestiere lì!". Per l’appunto ciò che prevede la legge Ronchi contro la quale il Pd si è decisamente schierato nella battaglia referendaria. I due quesiti referendari chiedono di eliminare altrettanti articoli della legge Ronchi che disciplina le gare e gli utili d’impresa in caso di apertura ai privati adeguandosi alle norme europee. 

L’acqua "bene pubblico" non è messa assolutamente in pericolo. Anzi: a metterla a rischio sono gestioni come quella dell’Acquedotto pugliese - modello Vendola - che perde oltre il 40 per cento dell’acqua e aumenta le tariffe di oltre il 10 per cento. E questi saranno gli effetti del sì ai referendum sull’acqua: non potendo ricorrere ai capitali privati, per ammodernare gli acquedotti molti sindaci saranno costretti ad aumentare le tasse locali. Ci sono ex ministri ds come Bassanini, e sindaci come Renzi che queste cose hanno il coraggio di dirle. Ma Bersani non ha proprio pudore.

 

Altre notizie