Fatti & Misfatti: Sondaggi, tra allarmismi artificiali e numeri reali

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L’ultima tendenza dei media è stata quella di “gridare” un presunto crollo dei consensi per il Popolo della libertà, un modo come un altro per distogliere l’attenzione dai guai reali, e giudiziari, che coinvolgono altri partiti. Silvio Berlusconi, lunedì sera, ha bloccato questa deriva, affermando che il Pdl è al 23,6% “ed è in crescita”. 

Sul recupero del Pdl, superiore a un punto percentuale, ha concordato anche il sondaggio del Tg de La7, che lunedì scorso ha parallelamente reso noto un calo di un punto e mezzo del Partito democratico, a beneficio di Vendola e di Di Pietro, e una leggera flessione anche del Terzo Polo.
In tema di sondaggi interviene oggi anche il Corriere della Sera che, tra l’altro, riferisce il giudizio del sondaggista Nicola Piepoli, il quale conferma il dato fornito da Berlusconi: tre mesi fa, all’epoca della rinunzia a Palazzo Chigi di Berlusconi per consentire la formazione del governo Monti, il Pdl era intorno al 24% e adesso “è sullo stesso livello”.
Nessun crollo e nessun balzo specifico, né per il Pdl né per gli altri partiti, quindi, ma dati che riflettono la crescita di due segmenti: quello dei “non andrò a votare” (circa il 33% degli intervistati) e quello del “non so ancora per chi voterò” (circa il 15% degli intervistati). Le piccole variazioni settimanali risentono invece di eventi immediatamente a ridosso. La flessione del Pd e il parallelo avanzamento di Sel, ad esempio, scontano l’effetto-Genova. Viceversa, il leggerissimo incremento del Pdl si spiega con il fatto che il Governo sta prendendo misure che facevano parte del programma del governo di Berlusconi ma che all’epoca incontravano una resistenza preconcetta da parte di varie forze politiche e sociali, che poi hanno modificato la loro posizione.

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