Brunetta: Ora pacificazione nazionale

Il discorso del capogruppo del Pdl alla Camera

BRUNETTA DICHIARAZIONE X INCISIVA

Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, signore e signori ministri, colleghi.

Il Governo, signor Presidente del Consiglio, per il quale lei chiede la fiducia, nel suo programma, e al di là del suo programma, contiene qualcosa di scritto e qualcosa di non scritto. Di scritto c’è la fine delle politiche economiche recessive fino ad oggi adottate in Italia e in Europa, un punto che possiamo sintetizzare in porre fine all’austerità dopo aver fatto i compiti a casa. Di non scritto c’è qualcosa di essenziale che è stato il fondamento morale dello stesso costituirsi del suo Governo, si chiama, e sono d’accordo con il collega Dellai, «pacificazione nazionale»; oggi questa parlava deve essere nostra, deve essere la forza di questo Governo, del suo Governo, del nostro Governo.

Si chiama pacificazione nazionale ed è il presupposto di una rinnovata coesione nazionale, strumento indispensabile per mobilitare tutte quelle energie che sono fondamentali per il superamento della crisi, per ritrovare il senso più profondo della nostra Costituzione, quella Carta che consentì nel pieno della guerra fredda di guardare oltre il drammatico conflitto internazionale e preservare nel segno della democrazia l’unità nazionale, ma soprattutto perché solo dalla pacificazione può derivare la spinta al superamento di una crisi che in Italia è addirittura peggiore di quella del ’29. Non dobbiamo aver paura, dobbiamo mettere al bando le politiche del rigore cieco i cui esiti non solo non hanno risolto, ma hanno aggravato la stessa crisi, come risulta ormai evidente dalle critiche che si susseguono sia a livello internazionale sia dai nostri principali alleati, dalla Francia e dalla Spagna; in questo senso, un segnale immediato per i cittadini è l’abolizione dell’IMU, che è diventata il simbolo delle politiche recessive fino ad oggi adottate e la cui eliminazione può e deve diventare il simbolo del nuovo corso della politica economica in Italia. In questo senso la revisione dei poteri di Equitalia e la riforma del fisco, la detassazione delle nuove assunzioni, il passaggio dall’attuale occhiuta e borbonica burocrazia delle autorizzazioni preventive ai controlli ex post, la riforma della giustizia, la riforma del finanziamento pubblico dei partiti, che sono solo alcuni dei contenuti degli otto punti del Popolo della Libertà, costituiscono elementi di pacificazione nel rapporto tra cittadini e Stato. Sono atti di ricucitura civile, atti di pace verso le nostre famiglie, verso il nostro popolo, atti simbolici che aprono una pagina nuova, ricreano fiducia, consentono un nuovo inizio.

  Lei, onorevole Presidente del Consiglio, oggi è il portavoce di una necessità che uomini e forze politiche di buona volontà hanno saputo cogliere come inderogabile. Per questo hanno aderito ad un invito implicito nel momento stesso dell’elezione del Capo dello Stato ed espresso poi a chiare lettere proprio dal Presidente Napolitano in quest’Aula: pacificazione nazionale, non semplicemente come fine di conflitti nefasti, ma come inizio di una costruzione positiva.
  Nel momento in cui le forze politiche che hanno fatto proposte alternative agli italiani si uniscono in un patto di Governo e di maggioranza, bisogna tenere la fronte alta e dire perché, spiegare perché, altro che inciucio ! Grande coalizione vuol dire che sull’orgoglio di partito ha prevalso il principio di lealtà insieme all’amore per questo Paese.

  Questo stesso amore e questo stesso realismo, che ci hanno guidato nella delineazione del programma, ora ci impongono di dire un chiaro e fiducioso «sì» ad un Governo guidato da una personalità dello schieramento avverso. E questa scelta non è esito di fatalismo rassegnato, ma consapevolezza e adesione a ciò che viene prima dei programmi e li motiva. Si tratta del bene preziosissimo della concordia nazionale, del valore impagabile della pacificazione.
  Guardiamoci intorno: gli spari che ieri qui vicino sono stati esplosi contro i Carabinieri e i cittadini inermi, cui ci stringiamo con affetto, sono l’attentato di uno squilibrato, di un disperato. Non c’è disegno, ne siamo sicuri, ma la follia criminale cresce nel clima di guerra civile e di odio in cui da troppo tempo siamo immersi: imbarbarimento della nostra vita sociale e civile. Non si poteva più aspettare per fare questo Governo. Dinnanzi alla guerra estrema che ci viene dall’aggressione speculativa internazionale ed alle pretese egemoniche di Paesi cui non importa nulla della nostra sorte un rinvio, un nuovo rinvio, un lavarsi le mani dalle responsabilità sarebbe stata una resa. A chi ci urla: «Arrendetevi», rispondiamo: «Noi non ci arrendiamo, non ci arrenderemo maiQuesto Governo sin da questa giornata ha perciò un significato che va oltre le nostre persone, più importante del suo nome, onorevole Presidente Letta e dei nomi – tutti degnissimi – che compongono la sua squadra. Il suo Governo, signor Presidente del Consiglio dei ministri, propone, deve proporre la pacificazione non solo al Parlamento, ma all’Italia intera. La pacificazione anche per chi non ha voluto votare il 24 febbraio, perché deluso e furibondo contro i partiti, anche per chi giudica con disprezzo l’evoluzione successiva degli eventi e persino questo rito della fiducia.


Pacificazione anche per chi non si sente rappresentato perché attraverso gli atti e le riforme, che insieme siamo chiamati a realizzare, possa non sentirsi più escluso, ma partecipe. Senza questa pace è inutile essere qui, non serve alcun programma. Senza questa pace sarà impossibile per il nostro Paese risollevarsi e farsi valere sul piano europeo e internazionale condannandoci al soffocamento sotto le nostre macerie morali ed economiche. Occorre una pacificazione anzitutto politica, visto che siamo qui a titolo della politica.
  Bisogna finirla con la demonizzazione dell’avversario trasformato in nemico. Occorre pacificazione giudiziaria. C’è una parte della magistratura politicizzata. È una porzione piccola, ma ben strumentata e strategicamente collocata, sostenuta da un forte circuito finanziario ed editoriale. Questa fazione ha alimentato una battaglia atroce e squallida, una battuta di caccia di frodo giudiziario, dove l’avversario politico è stato inseguito con qualsiasi arma. Questa minaccia è ancora attuale e con intelligenti e rapide riforme va restituito lo spirito della Costituzione che vuole equilibrio e collaborazione tra istituzioni, ordini e poteri dello Stato


Pacificazione tra politica e antipolitica: questo Governo deve essere una risposta all’antipolitica, la conseguenza di una delegittimazione reciproca tra le forze politiche e l’ovvio discredito della politica in sé dinanzi ad emergenze che mordono le carni dalla gente. Contro l’antipolitica non è tempo di polemiche teoriche, ma di risposte pratiche. Se riusciremo a garantire riforme e sviluppo, l’antipolitica si scioglierà in partecipazione critica. Occorre una partecipazione tra Stato e cittadini. La litigiosità al vertice delle istituzioni è fonte di delegittimazione dello Stato.
  Questo odio verso lo Stato è dovuto alla crescita senza fine di tasse e imposte, senza un corrispettivo di servizi. Pacificazione con i giovani, signor Presidente del Consiglio; lei ha il compito – e noi con lei – di far sì che lo Stato e il sistema Italia facciano pace con i giovani, che non devono essere il terminale di sperimentazioni selvagge nel mercato del lavoro. Ogni lavoro ha dignità, e va salvaguardato un percorso che sia instradato in criteri dove raccomandazioni e nepotismi siano banditi, restando solo il merito, e con il merito la dignità, i diritti, la produttività e la remunerazione.
  Pacificazione che deve rappresentare la fine dell’orrido razzismo; esso riguarda sia il colore della pelle – e saluto la Ministra che è venuta da lontano – sia la religione, la condizione sessuale ma anche le idee delle persone. Ci serve una pacificazione fra i fatti e le parole, un linguaggio che rispetti la durezza dello scontro tra idee diverse, ma che non straripi nell’evocazione della guerra civile.


  Voglio ripeterlo qui con forza: con gli attuali vincoli europei di sola austerità, che mortificano la grande speranza europea e mostrano l’Unione europea nelle vesti di un nemico arcigno, non c’è crescita e non c’è sviluppo. Con questo livello di pressione fiscale non c’è crescita e non c’è sviluppo, queste sono le priorità italiane, questo è il vero cambiamento che serve al Paese.
  Ora, Presidente Letta, noi le garantiamo il nostro sostegno, ma con la stessa forza, con lealtà e con chiarezza, guardando negli occhi lei e parlando al Paese con il linguaggio della verità, noi le diciamo che valuteremo minuto per minuto l’operato del suo Governo.
  Per queste ragioni ho l’onore di annunciare la fiducia del gruppo che ho l’onore di presiedere, il Popolo della Libertà

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